Basta una caduta, un gesto istintivo per attutire un colpo o un movimento brusco durante lo sport: il polso è una delle articolazioni più esposte agli infortuni quotidiani. La distorsione è tra le lesioni più comuni e, proprio per questo, spesso sottovalutata. Guarire del tutto richiede pazienza, costanza e — soprattutto — il rispetto dei tempi fisiologici di recupero.
Quanto tempo serve per guarire
È la prima domanda che si fa chi si trova con il polso gonfio e dolente: “Quanto ci vorrà prima di tornare alla normalità?”. La risposta dipende da diversi fattori: la gravità della lesione, l’età, lo stato di salute generale e la tempestività delle cure.
I medici distinguono tre gradi di distorsione: nel primo, i legamenti sono solo stirati e la guarigione avviene in una o due settimane; nel secondo, in cui i legamenti subiscono una lacerazione parziale, servono dalle tre alle sei settimane; nel terzo, con rottura completa del legamento, i tempi possono allungarsi fino a tre mesi, talvolta con la necessità di un intervento chirurgico.
Ma i numeri vanno presi con cautela: ogni corpo reagisce a modo suo, e anche un dettaglio apparentemente banale, come il rispetto del protocollo di riabilitazione, può accorciare o allungare i tempi di guarigione.
Le fasi del recupero della distorsione
Le prime 48-72 ore dopo il trauma sono decisive. È la fase acuta, quella in cui l’infiammazione raggiunge il massimo e il rischio di peggiorare la lesione è più alto.
In questo momento serve solo una cosa: riposo assoluto. Anche i gesti più semplici, come aprire una bottiglia, sollevare una borsa o digitare sulla tastiera, possono compromettere il processo di guarigione.
Il ghiaccio resta il rimedio principale: applicato per 15-20 minuti ogni due ore, riduce gonfiore e dolore e limita la risposta infiammatoria. Ma attenzione: meglio avvolgerlo in un panno per proteggere la pelle, soprattutto per chi ha la pelle delicata come anziani o bambini. Una fasciatura elastica aiuta a contenere il gonfiore, mentre tenere il polso sollevato facilita il drenaggio dei liquidi.
Questi quattro passaggi — riposo, ghiaccio, compressione, elevazione — compongono il cosiddetto protocollo RICE, che rimane la base di qualsiasi intervento di primo soccorso.
E, per chi si chiedesse come affrontare questo tipo di infortunio nelle prime ore, va ricordato che la tempestività è importante: agire subito e nel modo corretto può abbreviare sensibilmente i tempi di recupero.
Superata la fase iniziale, arriva il momento più delicato: infatti, non è semplice ricominciare a muovere l’articolazione senza forzarla. Molti commettono l’errore di riprendere troppo presto le attività normali, ma anche un eccesso di immobilità può rallentare il recupero.
Il segreto sta nell’equilibrio: dopo 3-5 giorni, se il dolore è sotto controllo, si può iniziare con movimenti dolci: piegare e stendere il polso, ruotarlo lentamente, aprire e chiudere le dita. Questi esercizi leggeri mantengono la mobilità e favoriscono la circolazione senza mettere sotto sforzo i legamenti.
Il corpo è la guida più affidabile: un leggero fastidio è accettabile, ma se compare dolore intenso è meglio fermarsi.
La riabilitazione dopo una distorsione
Quando il dolore scompare, la guarigione non è ancora finita: è il momento della riabilitazione vera e propria. Gli esercizi di rinforzo muscolare, mirati a recuperare forza e stabilità, sono fondamentali per evitare recidive.
Si comincia con attività semplici, come stringere una pallina morbida o usare un elastico di resistenza, per poi aumentare gradualmente l’intensità.
Un aspetto spesso trascurato è la propriocezione, cioè la capacità del corpo di percepire la posizione e il movimento del polso nello spazio. Lavorarci con esercizi mirati, ad esempio movimenti a occhi chiusi o con piccoli squilibri controllati, aiuta a ristabilire il controllo neuromuscolare e riduce il rischio di nuovi infortuni.
Per chi pratica sport o svolge lavori manuali, una riabilitazione specifica e seguita da un fisioterapista è indispensabile: tornare all’attività troppo presto, anche se il dolore sembra passato, è il modo più rapido per ricadere nello stesso problema.
A volte, nonostante le cure, il dolore persiste o il polso resta gonfio e instabile. In questi casi è bene consultare di nuovo il medico. Potrebbero esserci microfratture o lesioni cartilaginee non rilevate inizialmente, o danni ai tessuti profondi che richiedono esami più approfonditi come la risonanza magnetica.
Il ritorno all’attività fisica
Per gli sportivi, la fretta è il nemico numero uno. Il rientro deve essere graduale, partendo da esercizi a basso impatto e solo in un secondo momento con gesti più dinamici. Talvolta può essere opportuno proteggere l’articolazione con bendaggi, specialmente nelle prime settimane: ciò offre supporto e sicurezza senza limitare troppo il movimento.
Prima di ogni allenamento, è importante dedicare qualche minuto al riscaldamento specifico del polso: piccoli movimenti di flessione, rotazioni e stiramenti leggeri preparano l’articolazione allo sforzo.
Inoltre, va sempre ricordati che, dopo una distorsione, il polso resta vulnerabile per diversi mesi. Rinforzare i muscoli dell’avambraccio e mantenere buone abitudini posturali sono strategie semplici ma efficaci. Bastano dieci minuti al giorno di esercizi mirati per consolidare i risultati della riabilitazione.
Anche nella vita quotidiana la prudenza è fondamentale: evitare carichi eccessivi, non fare movimenti bruschi e fare pause regolari se si lavora al computer aiuta a proteggere l’articolazione nel lungo periodo.