I Carabinieri del Comando Provinciale di Caltanissetta hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 15 soggetti, indagati a vario titolo di “associazione finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti tra quelli previsti dall’art.73 DPR 309/199, porto abusivo e detenzione di armi e munizionamento e altro, con l’aggravante di aver favorito cosa nostra, e segnatamente la famiglia mafiosa di Gela, clan RINZIVILLO”.
Il Gip, con la predetta ordinanza, ha ritenuto la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico di 15 indagati in ordine all’appartenenza ad una organizzazione criminale che avrebbe gestito tra il maggio 2024 e il giugno 2025, una fiorente attività di traffico di sostanze stupefacenti prevalentemente del tipo hashish e cocaina e in misura minore anche crack, attraverso un canale di approvvigionamento dal nord Italia, principalmente dalla Lombardia e dalla Liguria, e in talune circostanze anche dalla Calabria e da Palermo. Secondo il quadro indiziario, ritenuto nell’ordinanza, le sostanze stupefacenti approvvigionate venivano trasportate e stoccate a Gela, in vere e proprie basi logistiche dell’organizzazione da cui sarebbe avvenuta la distribuzione nell’area nissena, alimentando le piazze di spaccio locali e, in particolare, quella gelese.
Uno dei soggetti, colpiti da ordinanza, era già stato arrestato nel corso delle indagini in flagranza dei reati di detenzione di armi e sostanza stupefacente e l’ordinanza gli è stata notificata in carcere. Tre degli indagati, colpiti dall’ordinanza, erano già detenuti presso gli istituti penitenziari di Agrigento, Messina e Ancona, e secondo il grave quadro indiziario, ritenuto sussistente dal GIP, avrebbero partecipato alla vita associativa del sodalizio attraverso l’utilizzo di telefoni in loro uso.
La presente attività di indagine è stata avviata nel maggio 2024 quale ulteriore segmento dell’operazione convenzionalmente denominata “Antiqua”, che nel mese di maggio 2024 aveva portato all’arresto da parte del Nucleo Investigativo, di 9 persone, indagate per associazione di tipo mafioso, (appartenenza alla famiglia mafiosa di Cosa Nostra di Campofranco) ed altri reati tra i quali estorsione, detenzione e porto abusivo di armi e spaccio di sostanze stupefacenti – ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 2518/2022 RGNR e n. 1637/2023 RGGIP datata 08 maggio 2024 (la maggior parte dei destinatari di quest’ultima ordinanza sono già stati condannati in 1° grado in sede di giudizio abbreviato).
Nel corso dell’attività investigativa, denominata “The Wall”, attraverso la captazione di conversazioni relative all’acquisto di ingenti quantitativi di stupefacenti tra un cittadino albanese, pluripregiudicato, residente nell’hinterland milanese, e un ex avvocato, già iscritto al Foro di Gela , sospeso dall’esercizio della professione forense poiché condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, sono emersi gravi indizi in ordine all’esistenza e alle modalità operative dell’organizzazione colpita dall’ordinanza. In particolare è emersa l’autonomia operativa dei sodali nel collocare sul mercato lo stupefacente acquistato dall’organizzazione e il collegamento della stessa con esponenti di cosa nostra, in particolare delle famiglie mafiose di Gela, clan RINZIVILLO, e di Campofranco, per l’acquisto non solo di stupefacenti ma anche di armi.
Le attività tecniche di indagine e i servizi dinamici sul territorio (pedinamenti e servizi di osservazione), hanno consentito l’acquisizione di un grave quadro indiziario delineando i ruoli di ciascun sodale e definendo le modalità organizzative e di gestione del business illecito. In particolare, secondo la ricostruzione accusatoria:
– la base operativa del sodalizio è stata individuata nella città di Gela, ove veniva stoccato lo stupefacente approvvigionato prima di essere distribuito agli spacciatori per il rifornimento delle “piazze” rispettivamente gestite; al riguardo, nei capi di imputazione in sede cautelare sono contestate 32 ipotesi di cessione e comunque di detenzione illecita di stupefacenti, anche di ingente quantità;
– i proventi illeciti sarebbero confluiti in una cassa comune, indicata, nel corso delle conversazioni captate, con il termine “salvadanaio”, utilizzata anche per contribuire al mantenimento dei detenuti (sostenendone le spese legali ovvero effettuando acquisti in loro favore) o per pagare il manovratore del drone incaricato di recapitare stupefacente e telefonini all’interno di strutture carcerarie;
– è emerso l’utilizzo di droni, mediante i quali il sodalizio sarebbe stato in grado di assicurare la disponibilità di sostanza stupefacente del tipo hashish e cocaina, apparati cellulari e SIM telefoniche in favore degli indagati detenuti; in una circostanza, in particolare, è stato intercettato il tentativo di consegna a un indagato ristretto presso la Casa Circondariale di Messina, di 3 telefoni, 100 gr di hashish e 20 gr. di cocaina, attraverso un drone, abbattuto nei pressi dell’istituto da parte della locale Polizia Penitenziaria;
– è emerso, altresì, che per eludere gli eventuali controlli da parte delle FF.PP., oltre a prediligere incontri in presenza per definire accordi di compravendita – in particolare presso il bar gestito da un indagato – e a far ricorso a decine di SIM telefoniche fittiziamente intestate a soggetti extracomunitari, gli indagati avrebbero utilizzato in videochiamate – mediante App di messaggistica – in cui erano ripresi i “pizzini” recanti le indicazioni di quantità e tipologia dello stupefacente, ma anche altri numeri di telefono su cui avviare conversazioni su canali alternativi; sono state acquisiti immagini, tratte dai telefonini in suo ad alcuni indagati, della sostanza stupefacente, come a volerne rappresentare il quantitativo trattato, del denaro contante, come a certificarne la disponibilità e finanche di una pistola smontata, unitamente a messaggi circa le modifiche tecniche da apportarvi;
– secondo il quadro indiziario acquisito, per il trasporto dello stupefacente gli indagati avrebbero potuto contare su autovetture non a loro direttamente riconducibili, attraverso un’agenzia di noleggio auto, preoccupandosi anche che le vetture via via noleggiate non fossero sempre le stesse, al fine di scongiurare il rischio che gli inquirenti potessero collegarle ai vari sodali che ne facevano utilizzo.
Nel corso delle indagini sono stati acquisiti riscontri che hanno portato all’arresto di 2 persone, alla denuncia in s.l. di 8 indagati e al sequestro di complessivi Kg. 1,250 di hashish e 121 grammi di cocaina, nonché di una pistola marca Beretta mod. 71 calibro 22 con matricola abrasa completa di caricatore con 49 cartucce calibro 22, e di numerosi bossoli, inneschi e materiale utile al confezionamento di cartucce calibro 12 e 16.
Il Giudice per le Indagini Patrimoniali presso il Tribunale di Caltanissetta, condividendo il quadro indiziario posto a fondamento della richiesta di misura cautelare formulata dalla locale Procura della Repubblica, Direzione Distrettuale Antimafia, che coordina le indagini, ha quindi emesso ordinanza di applicazione della custodia in carcere nei confronti di 13 indagati, mentre per altri 2 è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Una persona destinataria della misura cautelare è attivamente ricercata.
Si precisa il procedimento è nella fase delle indagini preliminari e, come previsto dalla Costituzione, per gli indagati vale il principio di presunzione di innocenza fino alla condanna definitiva.